Maurizio Bigazzi è il nuovo presidente di Confindustria Firenze.
Eletto con il 99% dei voti dall’assemblea generale dell’associazione, che si è tenuta questa mattina in video conferenza, guiderà gli imprenditori fiorentini per il quadriennio 2020-2024.
L’assemblea ha eletto anche la squadra dei vice presidenti che lo affiancheranno nel governo dell’associazione nel biennio 2020-2022. Sono otto i vicepresidenti elettivi: Lapo Baroncelli (Xenia) con delega alla città metropolitana, smart city, rapporti con le Sezioni territoriali e con le partecipate; Giancarlo Carniani (Toflorence) con delega al turismo; Stefano Gabbrielli (Enic) con delega alla internazionalizzazione, marketing territoriale e grandi eventi; Azzurra Morelli (Pellemoda) con delega al capitale umano, formazione e sostenibilità; Niccolò Moschini (gruppo Kering) con delega al manifatturiero, moda, made in Italy e politiche Industriali; Roberto Naldi (Toscana Aeroporti) con delega ai fattori competitivi territoriali e attrattività di nuovi investimenti; Alessandro Sordi (Nana Bianca) con delega alla innovazione, supporto alla trasformazione digitale delle imprese e start up; Paolo Sorrentino (Gilbarco Italia) con delega al lavoro e relazioni industriali. Rimane del presidente la delega al credito e ai rapporti con la grande distribuzione.
Della squadra fanno parte anche due vice presidenti di diritto: il presidente della piccola industria Stefano Gabbrielli e il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Andrea Mortini (Consilium Italy) che avrà il compito di promuovere e diffondere la cultura di impresa.
“Competitività e rilancio per il nostro sistema produttivo. Riorganizzazione e trasformazione per il nostro sistema associativo. Sono queste le priorità di chi – come noi – opera sui mercati; e vuole una associazione capace di interfacciare il nostro lavoro con incisività e altrettanto spirito di impresa” il neo presidente degli imprenditori fiorentini traccia gli obbiettivi per il governo dell’associazione dei prossimi quattro anni.
“Sono e resterò un imprenditore – sottolinea Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze -. Che è un mestiere difficile, oggi quasi temerario. In Confindustria non cambierò il mio approccio imprenditoriale, perché non conosco altro modo di procedere. E lo farò anche perché credo nell’associazionismo e nel ruolo dei corpi intermedi. Soprattutto oggi, di fronte alla penuria di classe dirigente e alla crisi della a politica”.
Nella su relazione all’assemblea privata ha rilevato come a Firenze “in un momento così difficile, ci sono investimenti fermi per oltre un miliardo e mezzo; risorse messe sul tavolo – alcune da anni – da imprese anche del territorio”. Ed ha citato “mi riferisco – ha detto – alla Stazione dell’Alta Velocità; alla pista di Peretola; al nuovo stadio. Ma potrei parlare anche della terza corsia della A11; della Fortezza da Basso; di tutte quelle opere congelate da anni, alcune da decenni.
Opere che valgono punti strutturali di PIL; operazioni anticicliche con ricadute competitive ed occupazionali, che neppure una emergenza economica come quella attuale è riuscita a sboccare”.
“La morale – ha aggiunto Bigazzi – è che i ‘virus’ dell’immobilismo e della rendita di posizione, presenti nel nostro sistema, sono ancora più pericolosi e più resistenti di quelli del Covid”.
“Le infrastrutture – ha sottolineato Maurizio Bigazzi – non si fanno per compiacere le imprese ma perché danno lavoro e sono un volano strategico di crescita economica”.
Non sono mancati neppure i riferimenti al credito su cui il presidente di Confindustria Firenze ha rilevato
“Il ruolo delle banche è insostituibile; soprattutto ora, perché la carenza di credito è un freno ulteriore alla ripresa dell’attività produttiva. Voglio lanciare una provocazione: venerdì la Banca d’Italia ha ricordato i 50 miliardi dati alle banche a tasso negativo.
Quei 50 miliardi a tasso negativo dati alle imprese italiane, sotto forma di ingresso temporaneo dello stato nel capitale delle aziende, avrebbero generato un moltiplicatore decisamente superiore”.
“Il nostro territorio è una delle piattaforme produttive più importanti del Paese; una delle più rilevanti d’Europa nella manifattura di qualità. Il vero spirito del “made in” esiste solo qui. La politica ha dato per scontato questo posizionamento. Mentre – in realtà – è un traguardo che va riconquistato ogni giorno”.