Dopo un lungo percorso di trattative e di condivisione di obbiettivi è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale UE la Direttiva sulle Case Green con la soddisfazione anche dell’Italia.
Contesto
La Direttiva 2024/1275 sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy performance of building directive, nota con l’acronimo Epbd) cosiddetta direttiva Case Green, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale, osteggiata inizialmente dal Governo italiano a causa dei costi che comporterà per la ristrutturazione del parco immobiliare.
Tuttavia, rispetto alle prime edizioni della Direttiva dove gli obbiettivi di efficientamento degli edifici erano molto impattanti per l’Italia che vanta un parco edilizio di strutture e fabbricati per 2/3 di oltre settanta anni, la nuova versione del provvedimento prevede margini soddisfacenti e sostenibili anche per il nostro Paese.
Novità
In estrema sintesi la Direttiva punta di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra e i consumi energetici nel settore edilizio entro il 2030 e pervenire alla neutralità climatica entro il 2050.
Il nuovo testo prevede un’edilizia più efficiente dal punto di vista energetico al 2050, per gli edifici di nuova realizzazione si parla di emissioni zero al 2030, verranno poi eliminati gradualmente i sistemi di riscaldamento alimentati da fonti fossili (es. caldaie a gas).
La misura più impattante richiesta dalla direttiva, e che inciderà fortemente sul nostro Paese, è quella di ristrutturare il maggior numero di edifici con le prestazioni peggiori: per gli edifici residenziali, i paesi membri dovranno garantire una riduzione dell’uso di energia primaria media utilizzata di almeno il 16% entro il 2030 e di almeno il 20-22% entro il 2035.
In base alla direttiva, gli Stati Membri dovranno inoltre ristrutturare il 16% degli edifici non residenziali con le peggiori prestazioni entro il 2030 e il 26% entro il 2033, introducendo requisiti minimi di prestazione energetica. Sono esclusi gli edifici agricoli e gli edifici storici, e i paesi Ue potranno decidere di escludere anche gli edifici protetti per il particolare valore architettonico o storico, gli edifici temporanei, militari e i luoghi di culto.
Se “appropriato ed economicamente e funzionalmente fattibile”, i Paesi Membri dovranno garantire l‘installazione progressiva di impianti solari negli edifici pubblici e non residenziali, in funzione delle loro dimensioni, e in tutti i nuovi edifici residenziali entro il 2030.
La nuova direttiva Epbd impone la redazione di piani nazionali di ristrutturazione degli edifici in cui ciascun Paese Ue dovrà definire una strategia di decarbonizzazione del parco immobiliare, indicando tra l’altro misure di finanziamento e per la formazione di lavoratori qualificati.
I piani dovranno contenere anche misure per decarbonizzare i sistemi di riscaldamento e raffrescamento con la graduale eliminazione dei combustibili fossili entro il 2040. Dal 1° gennaio 2025 non saranno più ammesse sovvenzioni agli impianti alimentati con combustibili fossili, mentre si potranno incentivare i sistemi misti (ad esempio caldaie a gas abbinate a un impianto solare termico o a una pompa di calore).
La direttiva, che sostituisce l’attuale Epbd 2018/844, favorisce infine la diffusione della mobilità sostenibile attraverso obblighi di pre-cablaggio e installazione di punti di ricarica per veicoli elettrici in tutti gli edifici nuovi e ristrutturati.
Gli Stati membri dovranno recepire la direttiva e presentare i piani nazionali di ristrutturazione entro il 30 maggio 2026. Già entro il 1° gennaio 2025 i 27 dovranno però adottare “misure normative consone per rimuovere gli ostacoli di natura non economica alla ristrutturazione degli edifici”.
Rispetto alle prime proposte dell’UE è stato tolto il vincolo al 2030 in classe D, sono stati dati tempi più lunghi, si è passati dal vincolo individuale al vincolo di Stato.
Tuttavia la direttiva rimane un provvedimento dagli obiettivi finali ben difficilmente realizzabili (emissioni zero nel 2050) per molti Paesi UE.