L’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha pubblicato la nota n. 1550 del 13 ottobre 2021 per fornire alcuni chiarimenti sulle procedure di rilascio dei provvedimenti di maternità. In particolare, sono esaminati i casi di interdizione anticipata per lavori a rischio e post partum, con riferimento sia alla data di decorrenza della interdizione spettante alla lavoratrice che non può essere assegnata ad altre mansioni, che al recupero dei giorni di congedo non fruiti ante partum per via della interdizione anticipata.
I chiarimenti dell’Ispettorato
Decorrenza interdizione
Con riferimento alla data di decorrenza dell’interdizione (maternità anticipata) – da prevedere quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino e quando la lavoratrice non possa essere adibita ad altre mansioni – l’INL ricorda che, in base alle previsioni di legge, il provvedimento emanato dall’Ispettorato, entro 7 giorni dalla ricezione della documentazione, costituisce il presupposto necessario per l’astensione dal lavoro, che dunque decorrerà dalla data di adozione del provvedimento stesso.
La decorrenza dell’astensione dal lavoro può essere immediata soltanto nel caso in cui il datore di lavoro produca una dichiarazione nella quale risulti in modo chiaro, sulla base di elementi tecnici attinenti all’organizzazione aziendale, la impossibilità di adibire la lavoratrice ad altre mansioni.
Recupero giorni di congedo non goduti ante partum
Per quanto invece riguarda il recupero dei giorni di congedo non goduti ante partum a titolo di astensione obbligatoria, l’INL precisa che questi vanno aggiunti al periodo di congedo da fruire dopo il parto, anche nelle ipotesi di interdizione fino al settimo mese dopo il parto: i giorni di congedo obbligatorio ante partum non fruiti si aggiungono, pertanto, al termine della fruizione dei sette mesi decorrenti dalla data effettiva del parto prematuro.
Nel “Modello INL 11 richiesta di interdizione anticipata / post partum per lavoratrici madri addette a lavori vietati o pregiudizievoli alla salute della donna o del bambino” è, infatti, già prevista l’indicazione della data presunta del parto nonché l’allegazione del certificato/autocertificazione di avvenuto parto, dai quali è possibile desumere i giorni di interdizione ante partum non goduti.